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ASINERIE E OPINIONI – White Collar

Ross McCall e Matteo Renzi

In un telefilm della serie White Collar (colletti bianchi, direi), l’antagonista rimane incastrato dall’Fbi per un reato minore, come già Al Capone (esplicitamente citato). Accetta di confessare i suoi delitti per sfuggire alla vendetta della mafia russa, a cui, grazie al lavoro ai fianchi dell’Fbi, non è in grado di rimborsare una somma molto elevata.

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Si sa che la mafia russa è provvidenziale per i soggettisti d’Oltreoceano, che possono così evitare l’imbarazzante riferimento alla mafia americana, problema delicato come quello della mafia siciliana nello splendido film Johnny Stecchino, in cui un mafioso asseriva che il grande problema della Sicilia fosse “il traffico”. Come nella celebre opera di Roberto Benigni, è meglio dire che il problema sia un altro. Gli americani lo fanno senza ironia, ma l’idea è la stessa. W la provvidenziale mafia russa! W il traffico di Palermo!

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Gli scrittori televisivi americani si ispirano all’Italia per le loro sceneggiature? Sospetto che sia così, almeno talvolta.

Infatti l’antagonista di cui parlo, contrabbandiere e falsario di opere d’arte nonché assassino, ha una curiosa somiglianza con un notissimo privatico nostrano, Matteo Renzi.

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Dal punto di vista fisico, lo ricorda per il portamento e per alcuni tratti del viso (soprattutto per la bocca, per gli occhi, per certe rughe d’espressione e per alcune irregolarità nella dentatura). Lo stesso doppiatore italiano, credo inconsapevolmente perché non penso che abbia avuto indicazioni in tal senso, ne ha mimato l’imbarazzante eloquio da bambino viziato, anche se in tono minore, perché l’autoesaltazione tipica di Renzi, troppo esagerata e caricaturale, non sarebbe proponibile in un telefilm che volesse in qualche modo imitare, in modo credibile, la realtà.

Ma è impossibile, per noi italiani, non pensare a Renzi per l’arroganza e per l’ego smisurato che vengono messi in mostra. Il personaggio ha un tale desiderio di prevalere, e di mostrare così al mondo come la sua disonestà sia vincente, da sfidare apertamente l’Fbi, così come Renzi sfidò il referendum.

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La quale Fbi, come si può intuire, non è quella vera, ma quella dei telefilm; un po’ come i carabinieri del maresciallo Rocca in Italia, sempre molto bravi e simpatici.

Con quella Fbi da telefilm non ce la puoi fare, Matteo: nei telefilm l’arroganza e la disonestà intellettuale non pagano.

Di attentialciuco

Genovese per sorte ma dotato di radici aliene, mi ritrovo a essere, per una serie di combinazioni, giornalista, counsellor, educatore professionale.
Nonostante ciò non ho molto da fare, perciò scrivo.

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